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 Nel marzo 2014, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha bloccato la diffusione degli opuscoli Educare alla diversità a scuola che, secondo i programmi elaborati dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) in ottemperanza alle raccomandazioni dell’Unione Europea, avrebbero dovuto essere distribuiti capillarmente in tutte le scuole di ogni ordine e grado. La notizia ha diviso l’opinione pubblica, suscitando da un lato il plauso della Conferenza Episcopale Italiana e dei movimenti tradizionalisti, dall’altro le proteste dei movimenti lesbici, gay, bisessuali, trans (LGBT). 
 Quali discorsi informano le politiche antidiscriminatorie e quali sono gli attori individuali e collettivi coinvolti nelle fasi di progettazione? Come interagiscono a livello istituzionale i movimenti che difendono le categorie minoritarie? Quali strategie di posizionamento vengono messe in atto, tanto all’interno dei contesti  militanti quanto all’interno delle istituzioni? Ma soprattutto, a quali strategie pedagogiche rispondevano questi programmi? A quali politiche culturali? E quali altre modalità di educazione alla differenza sessuale potrebbero essere praticate? 

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